Alluvioni e frane: chi è il responsabile? Sei TU!
Partiamo dal commento a questo articolo di Massimo Fini:
L’articolo comincia così:
“Genova. Parma. Grosseto. Trieste. L’Italia cade in pezzi. Ogni autunno, ma ormai anche in altre stagioni, ci sono alluvioni del tipo di quelle cui stiamo assistendo in questi giorni. E ogni volta si grida allo scandalo e si additano al ludibrio delle genti i responsabili che possono essere, a piacere, il sindaco, il governo, la burocrazia, il Servizio metereologico che ha
sbagliato le previsioni, la Protezione civile che non è intervenuta in tempo e con mezzi adeguati. Ogni volta questa o quella Procura apre un fascicolo contro ignoti per ‘disastro colposo’. E proprio in questo termine, ‘ignoti’, sta la chiave dell’intera faccenda. Perché i responsabili non sono né i sindaci, né il governo, né il Servizio metereologico, né la Protezione civile. Responsabili siamo noi tutti, vittime comprese, che abbiamo accettato e accettiamo senza fiatare, senza un guaito, anzi cercando ciascuno di trarne la propria piccola o grande convenienza, un modello di sviluppo demenziale che non poteva portare che al dissesto idrogeologico”.
Se le cose stanno così, nessuno più in Italia dovrebbe tollerare nuove cementificazioni, cantieri che continuano a costruire case che non si vendono.
Invece a Porto Recanati c’è ancora chi pensa che il mattone significhi sviluppo economico, ricchezza, benessere, turismo. C’è chi vede con favore l’avanzata di ruspe e gru anche su zone di interesse archeologico, di salvaguardia agricola e mabientale, di rischio idrogeologico. I recenti allagamenti di Casette d’Ete e di Senigallia non ci riguardano, perché noi siamo protetti da Santa Cazzuola.
Fini continua:
“Ci si ostina a continuare per una strada che non ci vorrebbe molto a capire dove vada a parare: in un collasso finale devastante, di cui quello ambientale è solo un aspetto.
L’Economia, con l’ancella Tecnologia, prevale su tutti e su tutto, anche sul più elementare buon senso. L’edilizia è in crisi. Bene, vuol dire che perlomeno si smetterà di costruire. E invece no, si costruisce ovunque, a manetta. A Finale Ligure, un tempo, con Celle, Albisola, Spotorno, Noli, Varigotti, Borghetto, Alassio, Bordighera, delizioso borgo di pescatori della Riviera di Ponente, ora ridotta ad un’unica striscia di cemento da Genova a Ventimiglia, non si vedono che cartelli ‘vendesi’ di case rimaste vuote, eppure si sta costruendo ancora, sul mare.”
E conclude ricordandoci che le terribili “bombe d’acqua” sono normali temporali e acquazzoni che prima scorrevano su terreni assorbenti e ben drenati da alberi e siepi, e andavano in fiumi con rive ampie prive di costruzioni, per finire in mari che avevano tutta la spiaggia per andare avanti e indietro con l’alternarsi di mareggiate e bonacce.