Il viaggio della beneficenza di Giampiero Cappetti a Kilis in Siria

Giampiero Cappetti di Porto Recanati Solidale, gruppo di volontariato nato dopo il terremoto di Amatrice, è volato fino in Siria per portare  in quelle terre l’esperienza e la voglia di rendersi utili del gruppo dei circa 100 volontari Portorecanatesi.

 

“Eccomi qua, rientrato da Kilis via Instanbul (dove mi trovavo la notte prima dell’attentato alla discoteca) e fatto trascorrere il capodanno senza tediarvi, ho deciso che fosse opportuno mettere giù un piccolo racconto della mia esperienza tra i profughi siriani di KILIS, cittadina turca al confine con la martoriata Siria. Scrivo con le emozioni che pervadono ancora l’essere umano che ha vissuto una esperienza unica, toccante, sotto molti punti di vista una di quelle esperienze che cambiano la tua vita, tracciando un nuovo percorso che oltre ad abitare il personale cassetto dei ricordi, mi renderà ancora più conscio del fatto che non ci si può sempre voltare dall’altra parte. E che un piccolo sassolino anche davanti alla montagna della devastazione umanitaria di quei luoghi ha una sua fondamentale importanza. Ho portato in quelle terre l’esperienza e la voglia di rendersi utili del mio gruppo, cui sono molto fiero appartenere, Porto Recanati Solidale. Questa operazione che mi ha visto protagonista, si è resa possibile grazie all’aiuto dei ragazzi che quel gruppo lo animano. E che sono sempre pronti a rimboccarsi le maniche. A loro e a tutti quelli che dopo aver donato vari beni e dopo essere stati messi al corrente che parti di quei beni avrebbero preso la “direzione Siria” hanno risposto entusiasticamente, va il mio personale e profondo ringraziamento.

Siamo partiti insieme ad altri volontari dell’associazione che si sta occupando dell’assistenza ai profughi Siriani da Milano il 27 Dicembre alle ore 14,30. L’arrivo doveva essere previsto per le ore 20 locali (ci sono due ore di fuso orario) con scalo previsto a Instanbul e atterraggio definitivo a Gazantiep dove avremmo dovuto proseguire in pulman per Kilis. Ma questo viaggio, sia all’andata che al ritorno, è stato accompagnato da condizioni atmosferiche poco favorevoli che hanno notevolmente allungato il viaggio di andata e di ritorno. La cosa, visto quello che siamo andati a fare, non ci ha ovviamente fatto perdere d’animo. I nostri disguidi tra pulman e aerei nulla rappresentavano di fronte allo scenario che ci aspettava.

Così siamo arrivati a KILIS alle 3 di notte. E dal mattino successivo ci siamo messi all’opera. Ci siamo recati al deposito dell’associazione dove abbiamo smistato gli aiuti che ognuno di noi aveva portato (Porto Recanati Solidale presente con 70 kg di vestiario), li abbiamo divisi in sacchetti variando la tipologia di merce. Fino a raggiungere il numero di 80 sacchetti che significavano ovviamente distribuzione beni per altrettante famiglie di profughi. Abbiamo preso il furgone e abbiamo continuato a caricare carbone (indispensabile per scaldarsi) e vari carichi di alimentari. Essendo le famiglie di profughi composte da molti bambini, abbiamo pensato bene di caricare il furgone con dei giochi.

Successivamente è iniziata la distribuzione.

La tipologia di azioni sopra descritta è stata routinaria per tutto il mio soggiorno.

Portavamo aiuti. Ma cercavamo soprattutto di portare umanità. E sorrisi. Così era abitudine fermarsi a giocare un po’ con i bambini una volta consegnati i giochi. Il sorriso e quegli occhi bellissimi di bambini siriani non li ho lasciati a Kilis. Me li sono portati via con me. E li custodirò come un bene prezioso.

La situazione sul campo ha riflessi spesso drammatici. Oltre alle storie che ho già descritto con specifici post scritti da Kilis, ho visto famiglie allargate con 9 bambini in carico. I genitori non badano solo ai loro figli naturali, ma si occupano e si preoccupano anche dei figli di parenti o amici che non sono riusciti ad attraversare il confine.

Ho visto una ragazza di 17 anni con il marito rimasto in Siria, che mi ha manifestato la sua intenzione di voler studiare e laurearsi per aiutare la sua famiglia. Aveva vissuto storie di violenza durante il suo viaggio verso la Turchia. Aveva con se un bambino.

Ho visto una bambina cui era stata diagnosticata l’epatite B. Salvata grazie all’intervento medico dei volontari che si sono poi fatti carico di tutte le spese mediche.

Ho visto una intera famiglia in lutto perchè solo due giorni prima, in uno dei tantissimi bombardamenti erano morti il fratello del capofamiglia con la moglie ed i 3 figli piccoli, due gemellini e una sorellina. Li ho ascoltati raccontare questo accaduto corredato da esibizione di foto con una compostezza da far venire i brividi. Ci raccontavano che quelli dell’ISIS vanno a mettere mine antiuomo tra le macerie. In modo da rendere impossibili i soccorsi.

Questa è la Kilis che ci siamo trovati di fronte. Una cittadina che accoglie profughi e che dall’altra parte del confine ha 650 mila disperati scappati dalla distruzione dei bombardamenti che vorrebbero rifugiarsi in Turchia.

Le storie di umanità quando affronti questo tipo di giornate, ti segnano. Il mondo occidentale dal quale provieni sembra spostarsi ad una galassia di distanza. Ne percepisci la distanza in ogni azione quotidiana, in ogni spaccato di drammatica e terribile vita vera che ti si presenta davanti. Ti sembra tutto assurdo, tutto insensato. Tutto fuori dalla tua portata. Il tuo sassolino che stai provando a portare però ti dona una sensazione unica. Ti riempie il cuore e l’animo di un combustibile che non si riesce a descrivere. Mi ritengo una persona fortunata ad avere avuto la possibilità di vivere questa esperienza.
Come Porto Recanati Solidale, aiuto di privati cittadini e grazie anche al ricavato dei quadri venduti da mia moglie Sonia, siamo riusciti ad adottare a distanza una , Mayde, che da oggi entra a tutti gli effetti a far parte della famiglia di noi portorecanatesi e lasciato un aiuto economico per un progetto più grande su cui vi aggiorneremo appena inizierà la fase realizzativa.

Abbiamo aperto dei canali. Sui quali lavoreremo per far continuare a sentire la nostra presenza. Li vogliamo continuare a coltivare per far si che questo rapporto di collaborazione tra noi e le associazioni di volontariato che operano sul campo possa continuare.

Come al solito io vi ringrazio. A nome mio e a nome di Porto Recanati Solidale. Non perdiamoci di vista. Noi vi relazioneremo su quello che abbiamo intenzione di voler fare.

E siamo certi che come al solito voi risponderete “PRESENTE”.

Giampiero Cappetti”

 

Riccardo

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